regimi fiscali

Il titolo della pagina è già tutto un programma e l'argomento non è assolutamente da sottovalutare perché proprio la giusta scelta del regime fiscale applicabile alla vostra idea di business potrebbe, nell'attuale mercato, tra contingenza e carichi fiscali elevatissimi, garantirvi il voluto successo o condannarvi ad un destino da "METEORA".
La panoramica dei regimi fiscali partirà volutamente dal basso con un regime disposto in tempi relativamente recenti che potrebbe essere la giusta scelta per consulenti, piccoli imprenditori o lavoratori partime che intendono arrotondare con un secondo lavoro;
ecco a voi il REGIME DEI MINIMI:

Il regime dei minimi è stato riformulato (dall’articolo 27, commi 1 e 2, del D.L. 6 luglio 2011, n. 98) dando origine al cosiddetto nuovo regime dei minimi, con l'intento di ampliare i vantaggi per i lavoratori in mobilità e l’imprenditoria giovanile.
In effetti per quest'ultima categoria i vantaggi sono massimizzati dal fatto che il regime in esame, normalmente applicabile solo per 5 anni dall'inizio dell'attività, per le i giovani imprenditori potrà protrarsi anche oltre, fino al trentacinquesimo anno di età.
In termini impositivi per tutti, giovani imprenditori e non, il regime prevede l'applicazione di un'imposta sostitutiva pari al 5% del reddito conseguito, senza l'applicazione dei "chiaccheratissimi " studi di settore.
I requisiti da rispettare per l'intero periodo d'applicazione sono:
a) conseguire ricavi o compensi inferiori a 30.000 euro;
b) non effettua una cessione all’esportazione;
c) non aver sostenuto spese per lavoratori dipendenti o collaboratori;
d) non aver erogato somme a titolo di partecipazione agli utili ad associati in
partecipazione con apporto costituito esclusivamente dalla prestazione di lavoro;
e) non aver effettuato acquisti di beni strumentali d'ammontare complessivamente superiore a 15.000 euro.
In concreto, iniziare un'attività con il regime dei minimi potrebbe essere una grande opportunità
  1. perché non s'è mai vista una tassazione così bassa (l'aliquota minima IRPEF è pari al 23%) ;
  2. perché un periodo di start up di cinque anni senza l'applicazione degli studi di settore è veramente una boccata di respiro, verso scelte imprenditoriali depurate da interferenza di natura fiscale;
  3. perché anche un lavoratore partime può avviare un'attività (non concorrenziale) senza che il proprio reddito di lavoro (ma anche da fabbricati) sia cumulato con il reddito derivante da tale attività, generando conguagli fiscali negativi;
  4. perché i costi della tenuta contabilità e degli adempimenti fiscali sono veramente bassi;
  5. perché è semplice prevedere e pianificare le uscite finanziari di carattere fiscale, evitando brutte sorprese. 
Attenzione però ai contributi previdenziali da versare:
  • per i lavoratori autonomi senza una propria cassa di previdenza, è prevista l'iscrizione alla gestione separata INPS e la contribuzione è pari al 27,72 % del reddito conseguito (18% per i pensionati o titolari di altra tutela pensionistica obbligatoria), quindi se non si consegue alcun reddito nulla è dovuto;
  • per i lavoratori autonomi del settore commerciale la gestione commercianti presso l'INPS prevede il versamento di contributi dal 18,39% al 21,39% del reddito conseguito, con un minimo di circa 3mila euro anche senza reddito;
  • per i lavoratori autonomi del settore artigianale la gestione artigiani presso l'INPS prevede il versamento di contributi pari dal 18,30% al 21,30% del reddito conseguito, con un minimo di circa 3mila euro anche senza reddito;
  • per i professionisti con una propria cassa occorrerà informarsi presso ciascuna apposita sede.
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